Convegno a Lucca: Lo scontro culturare tra Fascismo e Fumetti


Fabio Gadducci - Leonardo Gori - Sergio Lama
Eccetto Topolino
Lo scontro culturale tra Fascismo e Fumetti
Nicola Pesce editore
432 pagine - 35 euro
Il volume sarà in vendita da venerdì 28 ottobre a Lucca Comics, stand della NPE, e on line sul sito della Casa Editrice. In libreria entro Natale.

Questa è la splendida copertina  

Il libro sarà presentato ufficialmente a Lucca Comics, sala incontri di Palazzo Ducale, davanti a Piazza Napoleone, venerdì 28 ottobre alle ore 14.
Di cosa si tratta? Il titolo e  sottotitolo dicono già molto, ma qualche cosa in più possiamo rivelarla. Il saggio, oltre ad analizzare i temi contenuti nel sottotitolo, cioè lo scontro culturare tra fumetto e fascismo è anche un'approfondita storia editoriale del Fumetto in Italia dal 1932 alla Liberazione (1945). Il fuoco è posto sulla leggendaria triade Vecchi-Nerbini-Mondadori, che ha portato nel nostro Paese la Narrativa Grafica "moderna". Ovvero quella che, ancora oggi, impronta di sé gran parte del Fumetto mondiale.
Viareggio, 1935
Il fumetto moderno si è affermato in Italia grazie ai comics americani del King Features Syndicate, che sono stati l'imprinting fondamentale di tutta la nostra letteratura per immagini. Sull'appassionante storia che inizia nel 1932 con Jumbo e termina con i giorni catastrofici della seconda guerra mondiale, sono stati versati i proverbiali fiumi d'inchiostro: ancora di più sui nodi centrali che riguardano l'arrivo di Topolino in Italia, il passaggio della produzione Disney da Nerbini a Mondadori, le proibizioni fasciste del 1938 e l'eccezione fatta per il solo Topolino (da cui il titolo). Eppure, per oltre cinquant'anni, gli storici e i critici del Fumetto hanno raccontato la stessa "vulgata", basandosi per lo più su tradizioni orali e su pochi documenti ritrovati negli anni Sessanta dai pionieri della storiografia specializzata.
Da "Jumbo" n. 2, 1932
All'inizio del lavoro, che si presentava comunque complesso, gli autori sono  riusciti a mettere le mani sul più importante archivio ufficiale risalente all'epoca dei fatti, ovvero quello di Guglielmo Emanuel, agente italiano del KFS dai primi anni Trenta al 1947 circa. Della corrispondenza tra Emanuel, la casa madre di New York, gli editori (Vecchi, Nerbini, Mondadori), i direttori editoriali (fra tutti, Federico Pedrocchi), si avevano solo sommarie notizie. L'archivio ci è stato messo a disposizione dalla Fondazione Franco Fossati: la storia di queste carte dal valore storico inestimabile è raccontata da Franco de Giacomo in un'appendice al nostro saggio. Nessuno di noi poteva prevedere quali e quanti tesori quell'archivio contenesse. La corrispondenza di Emanuel (lettere originali e minute delle risposte), redatta in un'epoca in cui la massima parte dei rapporti a distanza avveniva per lettera, non verte solo su argomenti commerciali, ma offre un sorprendente spaccato umano, con riferimenti alla realtà quotidiana e confidenze a volte toccanti. Già dal primissimo esame, ci siamo resi conto che questi documenti non erano praticamente mai stati utilizzati e che raccontavano una storia diversa da quella che noi tutti ben conosciamo.
Uno dei tanti "faldoni" dell'archivio Emanuel, su un tavolo di consultazione alla Fondazione Fossati.
La figura umana di Guglielmo Emanuel è stata la prima grande scoperta. Finora sapevamo solo che era stato direttore del “Corriere della Sera”, nel Dopoguerra. Ne è risultato invece il profilo del primo intellettuale italiano a prendere molto sul serio i comics americani, con piena consapevolezza del loro valore artistico e della loro specificità e a inventare dal nulla o quasi il business dei fumetti in Italia. Ma la vicenda di Emanuel si è intrecciata con quella delle maggiori personalità degli anni Trenta e quaranta: è emerso finalmente in modo netto il rapporto tra Benito Mussolini, Walt Disney e William R. Hearst; quello tra Arnoldo Mondadori e Mario Nerbini. Il coinvolgimento dei massimi livelli politici e diplomatici italiani, nelle vicende del 1938, ha d’altra parte ridisegnato completamente il quadro.
Gino Schiatti, Mario Nerbini e Giove Toppi in una foto di metà anni Trenta
Un altro archivio solo parzialmente esplorato era quello di Federico Pedrocchi, "padre nobile" del fumetto italiano, morto tragicamente nel 1945. Abbiamo ottenuto la collaborazione del figlio Carlo, che ci ha messo a disposizione l'archivio. Anche in questo caso, le sorprese si sono sommate alle scoperte: ne leggerete delle belle.
La scrittura del saggio ci ha portato dunque a percorrere strade assolutamente vergini. Ulteriori nostre ricerche sul campo, agli archivi centrali dello Stato e all'archivio Mondadori, oltre che in varie raccolte private, hanno contribuito a completare un affresco che non esito a definire storico tout court: un capitolo fondamentale della storia dell'editoria a fumetti in Italia.